La pioggia colorata di coriandoli ha già la-sciato spazio alle Ceneri, segno pasquale che ci ha introdotto nel grande tempo della Quaresima. Sistemati in ordine i travesti-menti del carnevale, ora è tempo di abbandonare tutte le nostre maschere. Con Gesù ci inoltriamo nel deserto per quaranta giorni. E' un tempo per verificare la nostra fede e rinvigorire il nostro cammino di discepoli. E' un tempo per ascoltare e ascoltarci, per (ri)scoprire il silenzio e la calma. E' un tempo per semplificare, per mettere ordine, per dare una gerarchia evangelica ai nostri impegni. E' un tempo di vivificazione, più che di mortificazione. Un tempo da preparare, da scegliere, da desiderare. E' un tempo di conversione per invertire le nostre rotte.
La tradizione ci consegna tre parole chiave: digiuno, preghiera e carità. Digiunare per sentire la fame, per scoprire che non basto a me stesso e che il mio egoismo non può nutrirmi. Digiunare per imparare a dire dei "no" che mi aprono a dei "sì" che allargano il cuore. Oltre al digiuno dal cibo - necessario e insostituibile - ci sono molti altri terreni in cui sperimentarsi, ognuno si scelga quello più urgente nel suo cammino spirituale. Mi permetto solo di consigliare un po' a tutti il digiuno dal pettegolezzo, per imparare a guardare l'altro così come lo guarda Dio, senza giudicare.
Pregare per trovare uno spazio quotidiano di deserto, di intimità con Gesù e la sua Parola. Pregare per riconoscere la mia totale appartenenza a Dio. Stabilire un tempo, trovare un luogo e mettersi in ascolto della Parola è un appuntamento irrinunciabile nella vita del discepolo. Senza fretta. Senza pretendere di "sentire" chissà cosa. Senza troppe parole. Stare davanti a Lui, questo conta.
Carità per ricordarmi che la fede deve cambiare anche le mie mani. Carità non significa dare quello che avanza o che non serve più, ma stare attenti ai bisogni dell'altro, condividere i doni che ho ricevuto, non chiudermi nel possesso che marcisce le ricchezze del cuore.
Di certo non mancano le proposte per vive-re esperienze concrete di carità, scegliamo-ne una e rimaniamo fedeli. Ma non dimentichiamoci che la carità più urgente e capa-ce di contagio, è quella della quotidianità, tra le mura domestiche, nella scuola, nel lavoro e pure nel tempo libero.
Buona quaresima!!!
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